Patrice Yan Le Flohic è nato il 15 novembre 1954 nel Dipartimento francese dell’Indre. Geologo, pittore, fotografo, illustratore, vive nella regione di Bordeaux dal 1992. Come geologo, ha lavorato in Francia, Italia (in Calabria, in particolare), nell’Isola di Riunione e in Africa (Niger, Gabon e Mali). È in questi luoghi un po’ surrealisti dalle condizioni specifiche legate alla vita sui cantieri a terra e su piattaforme al largo in cui il reale assume altre forme interpretative che, durante i periodi di pausa, PYLF dipinge, come un altro farebbe trekking, leggerebbe o suonerebbe uno strumento.
Ma più che un passatempo, la pittura costituisce per PYLF una reale passione nella quale, curioso, ostinato di natura, presagisce, come altri artisti, che può andare più lontano, ed è in un preciso momento del suo itinerario riflessivo che sentirà che è giunto il tempo di cominciare ad affrontare un asse direzionale differenziato della sua ricerca delle linee di fuga, di congiunzione, di possibili nuove trasfigurazioni; di ciò che avviene nello spazio topografico e mentale tra il reale-reale e l’intuizione del reale, svolta dunque mentale provata nella sua maniera di rendere il reale e che classifica volentieri come motore fondamentale della sua ricerca artistica. Dopo aver compiuto una serie di viaggi di lavoro per società geologiche internazionali, ha creato una sua propria società di consulenze geologiche. Ma mancandogli il tempo, il ciclo pittorico è interrotto. Durante un decennio, parallelamente al suo lavoro di dirigente della società, con pazienza e sapienza, svilupperà e incrementerà, nella massima discrezione, le attitudini del suo sguardo, e imparerà a vedere come suggerito dal poeta tedesco Rainer Maria Rilke. Abbandona dunque l’arte pittorica per dedicarsi alla fotografia.
Per farsi, sa di dover viaggiare in maniera concentrica crescente (e viceversa): dal luogo del suo giardino alla periferia di Bordeaux, verso altri giardini e altri paesaggi europei, planetari, alla ricerca di motivi, di cui non sa ancora il modo con il quale li tratterà. Con l’esperienza accumulata nel corso degli anni, PYLF confessa che, oggi, quando vede, posa il suo sguardo e attraversa un elemento del vivente e delle cose, sa al 90% in maniera intuitiva, immediata, quasi definitiva, quale sarà la portata, il risultato del suo lavoro.
Il restante 10% è devoluto ai Ah! Ah! Effekte e altre esclamazioni di sorpresa, suscitando il suo rispetto, di fronte alla parte non trascurabile che il caso ha ripreso al suo conto. Alle domande a proposito delle tecniche impiegate, vi risponderà gentilmente che gli appartengono come il mistero inerente ogni creazione.
Così, il suo lavoro di ricerca che definisce, con una punta d’umorismo, ma anche di pertinenza, “pittotofografico” s’ispira alla sua passione per i paesaggi plurimi, il mondo animale e minerale, senza dimenticare l’impronta lasciata dalle pratiche della pittura (la sua prima musa), ricreando in questo modo una visione del mondo e dell’arte, perturbante, confondente, intuitiva e interrogativa.
Nota bene. Sul DVD presentato al Convegno internazionale di Cagliari (10-11 maggio 2013), su invito dei professori Giovanni Dotoli e Mario Selvaggio, solo cinquantaquattro pittotofografie sono state sele-zionate dall’artista (su un migliaio create) volte ad illustrare la tematica del Convegno: Dalle Avanguardie storiche all’Intuitismo. Sguardi incrociati.
